Il convegno di Madrid per me è un fatto comunitario, qui si articola la mia produzione e riproduzione di soggettività.
Mi sento ripetente perché in me si ripete un clima che ho già conosciuto nell’IIPSA, nel CIR, nella FEPP esperienze di fondamentale potenza formativa ma che mi sono costate molto,soprattutto nelle loro drastiche ed ambigue interruzioni.
L’incontro con colleghi, cari amici, maestri e compagni che non vedevo da troppi anni è controbilanciato dal costo economico di questo incontro, fuori portata per almeno 10-15 miei colleghi attuali di lavoro interessati a partecipare al nostro dibattito: Temo che tutto ciò dia una certa impressione dal di fuori di una “torre d’avorio” per questa nostra esperienza, ritengo che vada pensato politicamente in modo diverso, con le nostre istituzioni di appartenenza, il modo e l’efficacia della divulgazione del pensiero sulla concezione operativa.
Con tutto ciò non vuol dire che io non abbia enorme riconoscenza ai colleghi spagnoli che con tanta generosità, efficienza e coraggio hanno ricucito distanze irragionevoli fra tanti di noi.
Vorrei portarvi l’esperienza del lavoro in ambito comunitario fatto in questi ultimi anni non solo nella comunità ma con la comunità.
Cercherò nei tre lavori che vi invio di descrivere il passaggio da comunità a moltitudine dopo l’intervento di una catastrofe naturale, il progressivo ripristino di una appartenenza collettiva comunitaria e lo studio degli effetti di questo trauma nell’equilibrio bio-psico-sociale della popolazione e degli operatori coinvolti.
BIBLIOGRAFÍA
(Se adjuntan los trabajos que ha enviado el autor, en los cuales se ha fundamentado su exposición)