Dalla massa alla moltitudine *
Leonardo Montecchi
Se immaginiamo il pianeta come una «immensa raccolta di merci» ne dobbiamo
anche seguire i flussi di produzione e circolazione e gli effetti che ne
derivano:
«Al posto dei vecchi bisogni,che potevano essere soddisfatti con i prodotti
del paese,nascono bisogni nuovi il cui soddisfacimento rende necessari i
prodotti dei paesi e dei climi più lontani.
Al posto dell’antica autosufficienza e dell’isolamento locale e nazionale
subentra un traffico universale, una universale dipendenza reciproca tra le
nazioni.
E come nella produzione materiale così anche in quella intellettuale.
Le creazioni intellettuali delle singole nazioni divengono patrimonio
comune. «
K:Marx F.Engels Manifesto del partito comunista
Questa è ancora la migliore descrizione del processo di globalizzazione
nonostante sia datata 1848.
Questo processo infatti abbatte le vecchie barriere nazionali per produrre
una
«universale dipendenza reciproca» una rete interconnessa di scambi che si
svolgono in uno spazio specifico diverso dagli altri spazi storicamente
determinati.
Sto parlando della estensione a tutto il pianeta del mercato.
E’ uno spazio di compro vendita ma anche di circolazione delle merci.
Esiste un rapporto diretto fra la forma dello spazio esterno e quella dello
spazio interno,intrapsichico.
Ossia possiamo affermare che ad un tipo di spazialità corrisponde una forma
di soggettività.
Per esempio c’è un rapporto fra la soggettivita nomade ed il deserto
segnato da punti di riferimento come un pozzo, una roccia,una zona dove si
forma una pozza d’acqua nel raro caso di una pioggia.
In questo caso la soggettività si costruisce come una carta riportando su
di un piano liscio e infinito i punti di riferimento e le linee curve delle
traettorie del vivere.
Tralascio le altre creazioni intellettuali che si definiscono come oggetti
in questo spazio o meglio come segni che si riferiscono ad oggetti che
assumono un determinato significato secondo quella specifica codificazione
nomade di cui si sta parlando.
Dunque, lo spazio creato dalla globalizzazione, lo spazio del mercato, è in
primo luogo il risultato dei flussi di deterritorializzazione che portano
il «traffico universale» la dove c’era l’isolamento locale.
Questo nuova forma dello spazio produce una diversa soggettività che ha «
bisogni nuovi» che non possono essere soddisfatti con i prodotti del paese.
Per questo lo spazio del mercato circonda tutto il pianeta come una nuova
sfera e si avvale di strumenti tecnologici per fare circolare le merci:
dalle rotte navali, alle ferrovie, agli autotrasporti,alle rotte aeree, ma
anche ai canali radiofonici e televisivi ai satelliti delle comunicazioni
alle reti telefoniche e telematiche interconnesse.
L’interconnessione globale ha decodificato anche le «creazioni
intellettuali», l’emergere del nuovo spazio ha fabbricato soggettività che
non possono più attribuire ai propri oggetti interni o segni i significati
che venivano prescritti dal vecchi codice di appartenenza.
La produzione intellettuale non è solamente riferita alla letteratura, la
cultura è intesa in senso antropologico e consiste nell’insieme dei rapporti
sociali e fra questi nei rapporti di parentela, nell’alimentazione (il crudo
e il cotto) e nei suoi tabù,nei riti, e nei miti e così via.
Questi codici culturali non scompaiono ma si delocalizzano diventano
elementi di un codice mondiale ancora in costruzione.
Lo spazio del mercato è caratterizzato dall’individuo sciolto da ogni
legame, la soggettività specifica di questo spazio è quella del «libero»
cittadino che compra o vende una merce.
La circolazione nello spazio del mercato è libera solo per le merci, gli
esseri umani possono circolare solo sotto la forma di quella particolare
merce che è la forza lavoro.
Dunque, un giovane pastore dei monti dell’Atlante ultimo di sette figli può
maturare l’idea di trasferirsi in Europa per soddisfare i suoi nuovi bisogni
che non possono essere soddisfatti in loco.
Si tratta di bisogni che sono in relazione alla sua mutata soggettività, il
nostro amico vede la televisione perché ha acquistato una parabola che
circola nel mercato globale, vede la pubblicità delle società affluenti e
pensa che sia sufficiente attraversare lo stretto di Gibillterra per
trovare il soddisfacimento ai sui bisogni.
Matura così un progetto migratorio che va a costituire parte integrante dell
a sua soggettività, del suo apparato psichico.
Il progetto migratorio diviene una istanza psichica, si installa nel posto
dell’ideale dell’io di cui parla Freud.
Dobbiamo dire che nella società non globalizzata, il posto dell’ideale dell’
io è occupato dagli specifici oggetti di identificazione locale: un eroico
personaggio, un facoltoso proprietario, un fascionoso avventuriero, un
potente militare. L’ideale dell’io si mescola con il superio che in una
comunità locale rappresenta l’Altro generalizzato di cui parla George Mead
cioè :
«La comunità o il gruppo sociale organizzato che da all’individuo la sua
unità in quanto Sé, si può denominare l’ «altro generalizzato» .L’
atteggiamento dell’altro generalizzato è l’atteggiamento dell’intera
comunità».
Ora, con la creazione di un altro spazio, tutti i vincoli della vecchia
comunità si sciolgono, le identificazioni laterali che sono descritte da
Freud in Psicologia delle masse ed analisi dell’io, si indeboliscono ed
emerge una nuova soggettività costruita attorno ai «nuovi bisogni» che
richiedono oggetti di identificazione globale : un famoso cantante rok, un
celebre calciatore, un felice personaggio di uno spot pubblicitario,un
esultante vincitore di un reality show.
Le due forme di soggettività, la locale e la globale, possono coesistere
fino a quando la tensione per il soddisfacimento dei nuovi bisogni non
produce la scelta radicale di deterritorializzazione e di ricerca dello
spazio globale.
Questi flussi non possono essere governati da barriere,da quote d’ingresso :
(.) la moderna società borghese,che ha fatto nascere come d’incanto così
possenti mezzi di produzione e di scambio,può paragonarsi allo stregone che
non è più capace di dominare le potenze degli inferi da lui stesso evocate»
Per questo gli esseri umani seguono i percorsi della loro nuova
soggettività, attraversano barriere e muri, si nascondono nei carrelli degli
aeroplani , nei sottofondi dei camion per compiere il loro percorso vitale e
ritrovarsi clandestini senza tutela :
el burlador de la ley come lo chiama Manu Chao è il personaggio del nostro
tempo.
Il don Giovanni della contemporaneità è il clandestino.
Per questo personaggio non esistono leggi perché non soggiace alle leggi
nazionali locali. E’ il prodotto di uno spazio globalizzato e circola
seguendo il proprio ideale dell’io e cioè il progetto migratorio.
C’è da dire che la costituzione di uno spazio di mercato globale ha
indebolito, fino quasi a farli scomparire gli stati nazionali ossia, quegli
spazi striati caratterizzati da dogane, barriere, mura come nelle vecchie
città stato o muraglie o valli come negli antichi imperi. Spazi in cui
agisce un potere centralizzato, statale, che scava canali, organizza le
proprietà agricole, segmenta la terra del nomade in territori dominati da un
despota locale, vassallo di un potente centrale.
Lo spazio globale, planetario, rende permeabili le frontiere ai flussi della
produzione di merci ma anche di desideri.
L’economia è anche economia libidica: studio delle produzioni desideranti..
Questo nuovo spazio economico ha una crescita incontrollata, non ci sono
ancora strumenti per regolare, incanalare, dirigere i flussi planetari.
O meglio c’è uno strutturarsi di un potere, potremmo chiamarlo un potere che
viene, un potere su scala planetaria:
E’ noto che Antonio Negri e Michael Hardt hanno chiamato Impero questo
potere che viene.
L’Impero è in divenire, è una istituzione immaginaria che ha già i suoi
significati che ci stanno pervadendo.
Negri e Hardt riprendono l’analisi di Polibio che, nelle Storie, argomenta
sulle varie forme di governo.
Polibio, nel II secolo avanti Cristo, vede avanzare una nuova forma di
governo.
La tradizione greca distingueva
La Monarchia che si corrompeva in
Tirannide per dare origine alla
Aristocrazia che si corrompeva in
Oligarchia per dare origine alla
Democrazia che si corrompeva in
Demagogia per dare di nuovo origine ad un Monarchia rinnovata riprendendo
così il ciclo delle forme.
Questa teoria è nota come il ritorno ciclico o «anaciclosi»
Per Polibio la costituzione Romana è così ben congegnata da raccogliere in
se tutte e tre le forme di governo e da armonizzarle e ci dice che:
«Ne segue che i Romani sono insuperabili e la loro costituzione è perfetta
sotto tutti i riguardi» Polibio Storie Libro VI 18 pag 448
Proprio per questo motivo:
«I Romani assoggettarono quasi tutta la terra abitata ed instaurarono una
supremazia irresistibile per i contemporanei, insuperabile per i posteri»
ibidem Libro I par 2 pag 4
Cioè Polibio comprende che è in arrivo un Impero duraturo e non effimero che
si estenderà su tutto il mondo antico.
Nella nostra contemporaneità l’Impero che viene è un Impero planetario, una
forma di governo del pianeta che vuole rendere possibile l’istituzione
immaginaria della società dell’individuo assoluto.
Ciò significa che si sono costituiti organismi sopranazionali che
esercitano un enorme potere senza averne la legittimità.
Sto parlando ad esempio del WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, ma
anche della Banca Mondiale, dell’OSCE ed anche di tutti i trattati militari
tra stati come la NATO che intervengono militarmente senza una delega della
ONU.
Questo tentativo di controllo, questa organizzazione Imperiale del potere è
un orizzonte di controllo mondiale che si presenta come risposta al fenomeno
più importante che caratterizza la contemporaneità e cioè:
La produzione di moltitudine.
Infatti come abbiamo cercato di dimostrare, la globalizzazione
detrerrittorializza e decodifica milioni di esseri umani che organizzavano
la loro soggettività in relazione allo stato nazionale o alle comunità
locali.
Queste organizzazioni, alla luce della psicologia sociale clinica o
analitica, si presentano come masse artificiali e cioè forme internalizzate
di vincoli sociali che prevedono specifiche identificazioni con oggetti
esterni del tipo dei leader che poi sono introiettate anche sotto la forma
di vincoli laterali di identificazione.
Così si formano anche le comunità locali, legate al territorio.
Queste comunità sono caratterizzate da vincoli affettivi e dalla
circolazione degli affetti e dei sentimenti.
Sono le Gemeineshaft di cui parla il sociologo tedesco Tonnies.
I flussi decodificanti distruggono i vincoli comunitari e liberano le masse
che si riconoscevano in un popolo.
Come nell’esempio bilblico citato da Freud Giuditta tagliando la testa ad
Oloferne disperde l’esercito Assiro che non ha più un capo in cui
identificarsi, così la globalizzazione disperde le masse delle comunità
producendo le moltitudini.
La costruzione delle identità nazionali è passata attraverso la fusione di
molteplici comunità locali in una comunità nazionale che si riconosceva come
popolo con i suoi simboli di identificazione.
Un popolo è legato ad un territorio ed esprime sempre una tendenza alla
unificazione ed alla massificazione.
I processi di cui parliamo, invece, liberano i vincoli e producono
moltitudini e non popolo.
Sono queste moltitudini che il potere imperiale vuole controllare e
governare senza nessun mandato.
Queste moltitudini sono caratterizzate da quella che Giorgio Agamben chiama
«nuda vita» sono cioè soggettività prive di qualsiasi diritto rinchiuse in
campi di detenzione per il fatto di essere dove non dovrebbero essere e
dunque di burlar la ley.
Non hanno commesso nessun delitto, ma devono essere controllati
preventivamente dal potere sopranazionale.
Possono anche finire nel circuito psichiatrico per essere ricodificati all’
ordine logico di un altro organismo sopranazionale chiamato DSMIV.
E poi trattati con psicofarmaci e insetiti in corridoi istituzionali di
controllo
Tutti questi sistemi violano l’habeas corpus e si presentano su scala
planetaria come il grande internamento dei vagabondi così ben descritto da
Foucault in Nascita della follia.
La ricodificazione delle moltitudini in masse popolari sta avvenendo anche
ad opera di una reazione fondamentalista.
Le moltitudini vengono ricondotte ad una massa religiosa che ricostruisce la
comunità su base regressiva riproponendo i codici territorializzanti sotto
la forma di aree di «civiltà».
C’è un altro percorso per cui la moltitudine può costruire una comunità
senza massificarsi.
Non si tratta della comunità del passato rivista nostalgicamente o come
massificazione dalla religione ma della comunità che viene, di un processo
di costruzione di comunità che passa attraverso la realizzazione di gruppi
di incontro attorno ai momenti fondamentali dell’esistenza: la nascita dei
figli, la scuola pubblica, gli ospedali e tutti quei luoghi in cui si possa
creare il comune, lo spazio comune di discussione e di incontro mantenendo
le differenze e sostenendo le diversità di genere e le plurime identità.
La costruzione dello spazio comune va di pari passo con l’apertura del
cyberspace alla proliferazione dei contatti della moltitudine mantenendo
aperto uno spazio di comunicazione che è lo spazio del sapere se è capace
di produrre gruppi operativi e comunità reali che si scambiano affetti e
sentimenti e non solo merci sul mercato.
Con le attività di questi giorni vogliamo contribuire all’ orizzonte
comune della moltitudine
* Ponencia a la Mesa Pre-congresual “Psicología Social y Globalización”